lunedì 25 luglio 2016

LANZAROTE



Lanzarote è l'isola più nord-orientale dell'arcipelago spagnolo delle Isole Canarie. Deve il suo nome a Lanzerotto Malocello, il navigatore varazzino che per primo la scoprì nel 1312 e che la occupò per diverso tempo. La superficie è di 806 km2 (quarta isola dell'arcipelago), la popolazione è di circa 140.000 abitanti, è la terza più popolosa delle Canarie dopo Tenerife e Gran Canaria. La capitale dell'isola è Arrecife. Amministrativamente l'isola è compresa nella provincia di Las Palmas.

Nonostante la sua esistenza, come quella delle altre isole, sia conosciuta fin dell'epoca romana Lanzarote rimane tagliata fuori del mondo civilizzato e quando nel 1312 il navigatore varazzino, Lanzarotto Malocello, la riscopre la trova abitata da una popolazione che vive ancora all'età della pietra che viene chiamata Guanci. Il Malocello visse a Lanzarote per ben vent'anni senza mai conquistarla e fu scacciato da una rivolta dei nativi. La conquista riuscì nel 1402 invece al normanno Jean de Béthencourt che vi si stabilì prima di colonizzare anche Fuerteventura.

All'estremità meridionale del comune di Yaiza, nella zona conosciuta come "El Rubicón", il primo insediamento europeo nelle isole Canarie nel 1402, in cui la conquista dell'Arcipelago iniziato è stato installato. In questo luogo la Cattedrale di San Marziale di Limoges. Questa cattedrale è stata distrutta dai pirati inglesi nel XVI secolo ed è attualmente in Femés, l'eremo di San Marziale di Limoges dedicata a questo santo. Questa diocesi è stata spostata nel 1483 a Las Palmas de Gran Canaria (Diocesi delle Isole Canarie).

Nel 1500 l'isola vive un secolo di terrore a causa delle continue scorrerie dei pirati maghrebini che la saccheggiano ripetutamente costringendo i suoi abitanti ad abbandonare le coste e rifugiarsi nell'entroterra.

Il 1º settembre del 1730, dopo un lungo periodo segnato da terremoti più o meno forti e altri inequivocabili segnali, inizia una lunga serie di intense eruzioni vulcaniche. In sei anni circa un terzo dell'isola viene sconvolta e stravolta nella sua geografia da lava, cenere, lapilli e crateri aperti improvvisamente su paesi. Al termine della fase eruttiva la fisionomia dell'isola di Lanzarote sarà completamente diversa da quella fino ad allora conosciuta.

La principale attrattiva turistica dell'isola è il Parco Nazionale Timanfaya, situato nella parte occidentale e caratterizzato dal paesaggio vulcanico. Altre attrattive turistiche sono le grotte di Jameos del Agua, la Cueva de los Verdes e il Charco de los Clicos.

Lanzarote è stata nominata riserva della biosfera dall'UNESCO, grazie anche all'impegno dell'architetto locale César Manrique. Nella frazione di Taro de Tahiche, a 5 km da Arrecife si trova la sede della fondazione a lui intitolata, ospitata nella sua residenza e che raccoglie sculture, dipinti e progetti architettonici di grande integrazione con la natura vulcanica dell'isola.

Vicino a Lanzarote si trova il subarcipelago Chinijo formato dalle isole minori di Graciosa, Alegranza, Montaña Clara, Roque del Oeste, e Roque del Este.

Lanzarote è situata lungo il percorso dell'Aliseo di Nord Est e gode del suo effetto di raffreddamento, riuscendo così a mantenere le temperature giornaliere a livelli moderati. Senza questi benefici il clima dell'isola assomiglierebbe a quello del vicino Sahara. Ogni anno diverse tempeste di sabbia trasportate dallo Scirocco attraversano la stretta fascia di mare che separa le isole dal Sahara facendo salire le temperature anche a 40° e riducendo la visibilità anche a meno di 100 metri. Questo particolare fenomeno è chiamato Calima.

Il clima di Lanzarote si mantiene relativamente costante e gradevole nel corso dell'anno con una temperatura media annuale che nel 2006 è stata di 21,4 °C. Durante i mesi estivi, da giugno a settembre, la temperatura massima media può arrivare anche a 32 °C, anche se abbastanza raramente, mentre nelle ore notturne si mantiene attorno ai 20 °C. D'inverno le massime si aggirano tra i 15 e i 25 °C, per poi scendere fino a 14 °C nelle ore notturne, scendendo raramente sotto questo limite.

Le precipitazioni per l'anno 2006 sono ammontate a 117 mm, anche se molto mal distribuiti dato che la maggior parte della pioggia è caduta nei mesi di ottobre (16 mm), gennaio (28 mm) e febbraio (49 mm). Per via della sua particolare orografia, la maggior parte della pioggia cade nella metà nord-occidentale dell'isola, incluso il massiccio del Famara, lasciando la restante metà tendenzialmente asciutta.



Puerto del Carmen situata a sud di Arrecife e a pochi km dall'aeroporto è il primo centro turistico sviluppatosi nell'isola ed è un ottimo punto di partenza per chi voglia esplorare il sud dell'isola, in particolare il Parco Nazionale Timanfaya e la valle de La Geria, oltre alla possibilità di scendere a Playa Blanca.
Costa Teguise situata a nord della capitale è sorta alla fine degli anni '70 come metà prettamente sportiva, in particolare per il windsurf ed è logisticamente meglio posizionata per la visita delle grotte di Jameos del Agua e Cueva de los Verdes e per un'escursione all'isola di La Graciosa con battelli che partono dal porticciolo di Orzola.
Playa Blanca è il centro più recente, ancora in espansione, ed è quello che gode di un clima migliore, specialmente nel periodo invernale. Ha un piccolo porto da dove partono i traghetti per Corralejo ed è nelle immediate vicinanze delle selvagge spiagge del Papagayo.

Una parte dell'isola è caratterizzata dalla coltivazione di vigne molto particolari. Le Geria sono dei piccoli muretti circolari preparati dall'uomo per proteggere le piante dal vento, dove viene scavata una buca e sul fondo delle quali cresce la vite che produce vino malvasia. Sopra questi campi l'agricoltore stende una fine cappa di cenere vulcanica che assorbendo la rugiada notturna, procura il grado di umidità necessario alle piante.

Si possono degustare molti prodotti tropicali in queste isole, dalla frutta esotica, come papaya, avocado, mango e platano (banane tropicali) fino alla grande varietà di succhi di frutta tropicali e tanti altri prodotti tipici, come il miele di palma, la marmellata di cactus, la crema di banane tropicali, ed anche le "papas arrugadas" (patate tipiche delle Canarie, bollite in acqua salata e servite con salsa all'aglio e yogurt o piccante).

Ampiamente coltivata anche l'aloe vera che in passato era considerata sacra dagli indigeni Guanci. La pianta è sfruttata per molti scopi: il succo è usato come bevanda energetica, ricostituente, inoltre i derivati sono usati per la loro azione lenitiva e nella cosmesi.

La festa principale dell'isola si svolge nel comune di Tinajo, ogni 15 settembre in onore della Madonna Addolorata (Virgen de los Dolores), patrona dell'isola di Lanzarote. Al suo pellegrinaggio partecipano persone provenienti da tutta l'isola, per lo più vestite in costumi tradizionali. Affollano anche di Mancha Blanca in Tinajo, dove il santuario, i pellegrini provenienti da altre isole dell'arcipelago delle Canarie.

L'altro grande festival è il carnevale, che si tiene di solito nel mese di febbraio. Il clou è il carnevale di Arrecife, la capitale.

Dall’aspetto quasi lunare, è formata da nere rocce laviche che contrastano con la bianca schiuma delle onde dell’Atlantico, da tranquille spiagge di sabbia bianca, da un mare trasparente e da scogliere con incredibili viste sugli isolotti. Sull’isola si trova una delle 10 spiagge più belle del mondo, la Playa Papagayo, all’interno di una riserva naturale raggiungibile a piedi o in auto (pagando l’ingresso dal parco). Vulcanica e di sabbia nera è la spiaggia di Charco de los Clicos. Desertica come il Sahara è la La Cera, una spiaggia circondata da dune si sabbia dorata. Lanzarote è uno dei posti più caratteristici dell’arcipelago, formato dalle altre isole: Tenerife, Fuerteventura, Gran Canaria, La Palma, La Gomera e El Hierro. Le altre isole sono raggiungibili via traghetto.

Nel nord-est dell’isola di Lanzarote si trova la piccola isola di La Graciosa. Nei suoi appena 30 chilometri quadrati custodisce una costa piena di calette e spiagge selvagge tra le quali si distingue la spiaggia di La Francesa. Con una fine sabbia bianca che contrasta con il blu turchese del mare, ha la forma di un ferro di cavallo rivolto verso sud, per cui il mare è quasi sempre calmo. E trovandosi nel sud di La Graciosa, si possono ammirare alcune impressionanti vedute dello stretto e della gigantesca muraglia di pietra naturale della scogliera di Famara che domina la costa nord-orientale di Lanzarote.

La Francesa è una spiaggia incontaminata a due chilometri di distanza da Caleta de Sebo, il capoluogo dell’isola di La Graciosa. Dopo meno di un’ora di cammino lungo un sentiero che costeggia il litorale, si accede a questa spiaggia selvaggia. Divisa in due da una zona rocciosa con l’alta marea la baia si riempie di acqua e forma una vera e propria laguna di placide acque. La spiaggia di La Francesa conta, inoltre, su una zona di attracco per le imbarcazioni, il che consente di trascorrere la giornata in barca ancorati presso un’isola appartata dal mondo.

A Playa Blanca, nel sud di Lanzarote, si trova un’accogliente spiaggia di sabbia bianca conosciuta come Playa Flamingo. È l’ideale per i più piccoli di casa, dato che la tranquillità delle sue acque e la finissima sabbia garantiscono ore di divertimento per i bambini e di riposo e tranquillità per i più grandi. Playa Flamingo è dotata di docce e servizio di lettini e ombrelloni affinché stendersi al sole sia ancora più rilassante e comodo.

La sabbia a Lanzarote può assumere vari colori, fantasiosi e indimenticabili. Alcune spiagge, come ad esempio Playa Blanca, hanno delle tonalità che neppure un grande artista sarebbe riuscito a creare. Si tratta di una località assai rilassante e tranquilla all’estremo lembo sud dell’isola. Le sue acque sono in prevalenza abbastanza tranquille, anche se si tratta comunque di uno stretto lembo d’acqua che separa l’isola di Lanzarote da quella di Fuerteventura.

Playa Blanca è uno dei tanti paradisi naturali nascosti o poco celebri che ci offre l’isola di Lanzarote. Nelle giornate più chiare, si può vedere nitidamente la vicina isola di Fuerteventura, che con la sua massa costituisce un panorama davvero emozionante. Dalla località balneare, potrete comodamente arrivare alla vicina isola in non più di mezz’oretta, dato che si tratta di una specie di “ponte navale” estremamente comodo.



domenica 24 luglio 2016

GAMBUSIA AFFINIS



Gambusia affinis è un piccolo pesce d'acqua dolce della famiglia dei Poecilidi dell'ordine Ciprinodontiformi.

Questi pesci sono nativi dei bacini del golfo del Messico (Mississippi), acque dolci e salmastre, lente e paludose. Nel corso del XX secolo sono stati introdotti in molte zone paludose del mondo (tra cui l'Italia e tutta l'Europa meridionale) per combattere le zanzare. È inserita nella Lista delle cento specie invasive più dannose.

Gambusia affinis presenta un chiaro dimorfismo sessuale: il maschio è minuto, con testa piccola, dorso incurvato, ventre arrotondato e un lungo e sottile peduncolo caudale, terminante in una coda arrotondata. La pinna dorsale è alta, le ventrali sono appuntite, l'anale è trasformata in organo copulatore (gonopodio). La livrea maschile vede un fondo bruno chiaro, semitrasparente, dai riflessi metallici. La femmina ha corpo più ampio e lungo, con un dorso più lineare e un grande ventre arrotondato. Le pinne sono ampie. La livrea femminile è ancora più semplice: un uniforme colore grigio-bruno, tendente al giallo trasparente.
I maschi raggiungono una lunghezza massima di 3,5 cm, le femmine anche i 7 cm.

La fecondazione è interna e avviene mediante passaggio di spermatozoi dal corpo del maschio a quello della femmina con il gonopodio. La gestazione dura 24-30 giorni, dopo i quali la femmina partorisce circa 30 avannotti bianco-trasparenti e completamente indipendenti.

È nota la loro propensione a cibarsi delle fasi larvali e di pupa delle zanzare. Sono molto resistenti, sopravvivono anche in acque con bassa presenza d'ossigeno, ad alta salinità (che includono due volte quella dell'acqua di mare) ed a temperatura elevata; possono persino sopravvivere in acque fino a 42 °C per brevi periodi.
Per questi motivi, questa specie può essere considerata forse il pesce d'acqua dolce più diffuso al mondo, è stato introdotto come bioregolatore nella lotta biologica contro le zanzare (tra cui la zanzara anofele, portatrice della malaria) nei paesi tropicali e temperati in entrambi gli emisferi e da allora si è diffuso ancor più sia naturalmente che attraverso ulteriori introduzioni.

Molto voraci, questi pesci si cibano di larve di insetti, insetti acquatici, vermi e crostacei (soprattutto le specie appartenenti al genere Daphnia). L'introduzione di gambusie può essere molto nociva alle popolazioni di anfibi, per la predazione su uova e girini.



Anche se non appariscente come Poecilia reticulata, al quale le femmine assomigliano parecchio, questi pesci sono commerciati in tutto il mondo e destinati prevalentemente all'allevamento in stagni e piscinette dei giardini delle case, proprio a causa della loro alimentazione a base di larve di zanzara.
Sono anche utilizzati per fornire cibo vivo alle specie carnivore di pesci d'acqua dolce o alle tartarughe acquatiche.

La lotta sperimentata come realmente efficace, senza effetti collaterali e consigliata dagli esperti è quella larvicida che, eliminando le larve depositate dalle zanzare nelle acque stagnanti, ne impedisce la riproduzione. Risulta invece quasi inutile l’uso di nebulizzazioni di insetticidi chimici per gli individui adulti, ormai resistenti a tali trattamenti.
Si consiglia a chiunque ne abbia la possibilità, di metterlo in piccoli stagni, vasche o acquari cioè, in spazi circoscritti.

I contenitori vanno tenuti all'ombra e, seguendo i consigli degli esperti, questi nuovi amici ci faranno compagnia a lungo aiutando a liberarci dalle zanzare e dai veleni e permettendoci, con poca fatica, di goderci l'estate.

In Italia è stato introdotto nel 1922 nel Lazio, e da lì in tutte le zone malariche d’Italia, al fine di ridurre le zanzare e di debellare la malaria.


LEGGI ANCHE: http://pulitiss.blogspot.it/2015/05/la-zanzara.html



giovedì 21 luglio 2016

LE ISOLE CINESI



Le Isole Spratly sono un arcipelago nel Mar Cinese Meridionale, giacente sul 10º parallelo, tra le coste del Vietnam e delle Filippine.

Ricco di giacimenti petroliferi nei suoi fondali, l'arcipelago è composto da una trentina di isolotti e una quarantina di atolli, tutti di ridottissime dimensioni. È un territorio fondamentalmente inospitale, ma che desta grande interesse da parte degli Stati del Sud-est asiatico per le sue risorse energetiche; le sue isole sono infatti contese tra Vietnam, Filippine, Cina, Malesia, Taiwan e Brunei.

Le Filippine hanno la porzione più estesa delle Spratly, mentre il Vietnam occupa il maggior numero di isole.

Attualmente sono numerose le concessioni rilasciate dal Vietnam a compagnie petrolifere occidentali e statunitensi per l'estrazione del greggio. Anche la Cina ha rilasciato delle concessioni alla statunitense Crestone.

Secondo le rilevazioni dei satelliti della DigitalGlobe e pubblicate sulla pagina web della Asia Maritime Transparency Initiative del Center for Strategic and International Studies di Washington a giugno del 2015, la Cina aveva praticamente ultimato una pista d'atterraggio da 3 km costruita sull'isola artificiale, a sua volta creata dal nulla con sabbia, cemento e ferro dagli stessi cinesi, sulla barriera corallina conosciuta come Fiery Cross Reef. L'azione ha suscitato le proteste degli USA e di tutti i paesi che avanzano pretese sull'area. Nell'ottobre 2015 l'Amministrazione USA ha deciso di far effettuare alla US Navy una serie di pattugliamenti ravvicinati agli isolotti artificiali cinesi al limite delle 12 miglia nautiche. Una decisione che rappresenta un vero guanto di sfida nei confronti della Cina.

Un totale di 5 km² di terraferma costituiti da un centinaio di isole e isolotti sparsi in un'area di 410.000 km² del Mar Cinese Meridionale.

La suddivisione territoriale de facto è così realizzata:

Vietnam, provincia di Khanh Hoa: 7 isole, 16 reef, 3 banchi (<0,40 km²)
Cina, provincia di Hainan: 8 atolli (0 km²)
Filippine, provincia di Palawan: 7 isole, 2 reef (0,84 km²)
Malesia, stato di Sabah: 1 isola artificiale, 5 reef, 1 banco sabbioso (0,06 km²)
Repubblica di Cina (Taiwan), municipalità di Kaohsiung: 1 isola, 1 reef (0,46 km²)
Altre aree disabitate risultano controllate dalle Filippine ma sono contese, altre ancora non sono occupate né controllate da alcuno Stato e risultano di ambigua assegnazione.

Nelle isole Spratly è ambientato il libro di Tom Clancy Quota periscopio, un saggio a cavallo tra fantapolitica e guerra.

Le isole Paracel sono un gruppo di scogli e atolli nel mar Cinese Meridionale tra il Vietnam e le Filippine.

Nel 1932, i francesi dichiararono le isole annesse all'Indocina francese, e costruirono una stazione meteorologica nell'isola di Pattle. Dopo l'invasione francese delle isole avvenuta nel luglio 1938, le isole furono annesse al Vietnam (colonia francese), approfittando della seconda guerra sino-giapponese. Il Giappone, in guerra con la Cina dal 1937, per bocca del suo ministro degli esteri inviò una nota diplomatica alla Francia per protestare a sua volta contro l'invasione francese del territorio cinese, affermando che sia la Francia che il Regno Unito avevano riconosciuto che le isole erano parte della Cina nel 1900 e di nuovo nel 1921. Nell'aprile del 1939, difatti, il Giappone invase le isole Paracels. Il Giappone non le riconosceva come francesi ma come appartenenti al territorio cinese e dunque possibile preda di guerra.



Durante la seconda guerra mondiale con la Dichiarazione del Cairo del 1943 sottoscritta dalle potenze Occidentali e dalla Repubblica di Cina, allora dominata dal Kuomintang, si stabilì che una volta battuto il Giappone le isole sarebbero tornate alla Cina. La Dichiarazione venne poi sottoscritta anche dall’URSS a Postdam nel 1945. In questo stesso anno le forze giapponesi, arrendendosi, firmarono a Taiwan un accordo con la Repubblica di Cina rinunciando alle rivendicazioni su Taiwan, le Spratly e Paracels. Nel 1952, il Giappone ha firmato un trattato con la Repubblica di Cina (Taiwan) per riconoscere la sovranità cinese sulle Paracels e Spratlys.

La Cina amministra una parte delle isole Paracel dal 1974, quando l'esercito cinese occupò le isole occidentali. Le isole sono rivendicate inoltre da Taiwan e dal Vietnam.

Le isole sono soggette a frequenti tifoni e caratterizzate da un clima tropicale. Nei pressi delle acque territoriali delle Paracel sono stati rilevati giacimenti sottomarini di petrolio e gas naturale che hanno attirato sul piccolo arcipelago l'interesse delle nazioni vicine. Per dare supporto materiale alle sue pretese territoriali, la Cina ha costruito strutture portuali e un aeroporto nell'isola di Woody Island, e la lunghezza della pista permette di far operare i moderni aerei multiruolo ad alte prestazioni, aventi un raggio di azione che copre sia le isole Spratly, altro territorio conteso, che il territorio nazionale delle Filippine. Economicamente le isole sono inoltre interessanti per la pescosità delle loro acque.

Pechino rivendica la sovranità sulle isole Spratly e sulle vicine Paracel, nel mar Cinese meridionale oltre che sulle isole Senkaku/Diaoyu nel mar Cinese orientale. La controversia sulle Spratly è cominciata dopo la seconda guerra mondiale, ma solo da pochi anni il governo di Pechino ha deciso di imporre fisicamente il proprio controllo sull’insieme di atolli, barriere coralline, scogli e isolotti, rivendicati anche da Vietnam, Filippine, Taiwan, Malesia e Brunei.

Con un’imponente operazione di dragaggio, dalla fine del 2013 la Cina – che reclama il 90 per cento del mar Cinese meridionale – ha costruito infatti almeno sette isole artificiali. E nell’ultimo anno e mezzo ha sottratto al mare più di 800 ettari sulle isole di Subi reef, Mischief reef e Fiery cross reef, dove sta costruendo una pista di atterraggio lunga tre chilometri che potrebbe essere usata come base per operazioni militari.

L’iniziativa ha alimentato i timori degli Stati Uniti, che da tempo chiedono ai cinesi di rinunciare a questa espansione. Invece Pechino è andata avanti, imponendo il limite alla navigazione di 12 miglia nautiche previsto per le acque territoriali nazionali anche tra le isole artificiali su cui rivendica un’“indiscussa sovranità”.

Il governo di Pechino ha quindi definito “illegale” la missione dell’Uss Lassen, descritta come una “minaccia alla sovranità della Cina”, mentre gli Stati Uniti hanno invocato la libertà di navigazione in acque internazionali perché non riconoscono gli atolli artificiali come territorio cinese.

Il portavoce del ministero degli esteri di Pechino ha assicurato che il suo paese risponderà con fermezza a qualsiasi azione deliberatamente provocatoria, e il vice ministro Zhang Yesui ha convocato l’ambasciatore statunitense Max Baucus per una protesta formale.

Le acque del mar Cinese meridionale sono uno snodo fondamentale per il traffico marittimo, con il passaggio di merci per più di tremila miliardi di dollari l’anno. Nella zona compresa tra Taiwan e lo stretto di Malacca transita il 40 per cento del commercio mondiale, compresa gran parte delle importazioni petrolifere della Cina. Sui fondali sono stati poi scoperti importanti giacimenti di gas e petrolio, sfruttabili solo da chi detiene i diritti sulle acque. Tra le risorse cruciali dell’area c’è anche la pesca.



martedì 19 luglio 2016

ISOLA SIMI



Simi è un'isola greca del Mar Egeo nell'arcipelago del Dodecaneso, situata 41 km a nord dalle coste dell'isola di Rodi, si estende su una superficie di 58,1 km².
È localizzata in prossimità delle coste turche della penisola di Resadiye nella Provincia di Mugla. Dal punto di vista amministrativo è un comune della periferia dell'Egeo Meridionale (unità periferica di Rodi).

Menzionata nell'Iliade di Omero (che narrò della sua partecipazione alla guerra di Troia), venne abitata fin dall'antichità da popolazioni provenienti dall'Asia Minore e dai minoici;   la sua storia si confonde con quella della quasi totalità delle isole dell'Egeo: nel II e nel  I a.C., divenne dominio romano.

Più tardi arrivarono i bizantini e nel 1309 i Cavalieri di San Giovanni; l'isola divenne "baluardo della cristianità armata" ed iniziò a godere di quella prosperità e ricchezza che l'avrebbero contraddistinta per secoli e secoli.

L'ordine dei Cavalieri rimase sull'isola fino all'arrivo dei turchi nel 1522. Gli ottomani, in virtù dell'importanza strategica dell'isola, garantirono a Simi una relativa tranquillità ed una certa autonomia che ne agevolarono lo sviluppo.

Nel 411 a.C., durante la guerra del Peloponneso, la città fu teatro di una battaglia navale nella quale la flotta Spartana vinse un piccolo gruppi di navi ateniesi.

L'isola, insieme con il resto del Dodecaneso, cambiò più volte dominazione nel corso del XX secolo: nel 1912 il Dodecaneso dichiarò la propria indipendenza dall'Impero Ottomano, ma quasi immediatamente venne occupato dall'Italia. L'isola venne formalmente ceduta all'Italia nel 1923 e nel 1943 fu occupata dai nazisti. Alla fine della Seconda guerra mondiale, la resa delle forze tedesche nella regione, comportò l'occupazione da parte degli inglesi. Simi venne infine ceduta alla Grecia nel 1948.

La città di Simi, che dà il nome all’isola, è un fiorente villaggio dall’architettura neoclassica italiana che scende dalle colline e si spinge fino alle cristalline acque del porto Gialos.

Delle grandi scalinate (kali strata) uniscono la zona bassa della città a quella più alta, chiamata Horio (o Ano Simi), la parte più antica dell’isola.

Horio è piena di piccoli vicoli nei quali case color pastello si alternano a antiche rovine. In estate, dopo la frenesia dei commerci, al calar del sole regna la pace. A Horio si trovano anche le rovine del castello costruito dai Cavalieri di San Giovanni agli inizi del 1400, fatto saltare in aria durante la seconda guerra mondiale quando fu trasformato in un deposito di munizioni.

L’entroterra è verdeggiante e rigoglioso dell’isola attraversato da organizzati e ben tenuti sentieri.

L’isola di Simi è conosciuta soprattutto per il suo porto neoclassico e la sua atmosfera ma le sue spiagge non sono da meno. Alcune facilmente accessibili e attrezzate, altre raggiungibili solo in barca e più selvagge, Simi ha una costa rocciosa con spiagge principalmente di ghiaia e un mare cristallino idilliaco tra cui le più popolari sono Nos, Pedi Nimporio e Panormitis.




Tra le tante chiese, costruite in particolar modo durante il domino turco, ne spicca una piuttosto recente: Timios Prodromos, eretta nel 1830 e ristrutturata nel 1869, che si caratterizza per il meraviglioso cortile di ghiaia.

Affascinante e suggestiva è anche Chorio, che, grazie al commercio di spugne ed ai cantieri navali, in tempi non troppo lontani era un centro ricco e prosperoso (quasi più della vicina ed elegante Rodi).

Anche qui troverete tantissime casette (bianche o colorate), dagli splendidi balconi e, tante belle chiese e scalinate e l'antico castello dei Cavalieri (kastro).

Nella zona di Chorio si può ancora ammirare il bel edificio neoclassico che un tempo ospitava l'antica farmacia dell'isola.

Nel lembo di Symi più a  sud si trova il pittoresco  villaggio Panormitis, famoso per il suo  monastero ortodosso, eretto in tipico stile veneziano.

Il Monastero dell'arcangelo Michele (“Moni Taxiarchis Michail Panormitis”): è il monumento più noto ed importante di tutta l'isola.  Dedicato al santo patrono dell'isola (protettore anche dei marinai), si trova in una suggestiva insenatura nella parte più meridionale dell'isola, nel villaggio di Panormitis.

Eretto nel 12° secolo e ricostruito nel 18° secolo è meta di pellegrinaggi, in quanto il culto di San Michele è vivissimo tra le popolazioni dell'Egeo. Dallo stile tipicamente veneziano, questo monastero custodisce non solo manufatti di rara bellezza, ma anche una grandiosa (misura circa tre metri di altezza) e particolarissima icona in argento dell’Arcangelo.

Un’antica leggenda locale afferma che l’Arcangelo Michele è solito apparire in sogno durante la prima notte che si dorme sull'isola.
Un altro Monastero interessante è quello di Kyra, sito tra Nimborios a Nikia (un villaggio molto carino, noto per la sua ellittica piazza principale), a ben 450 metri sul livello del mare…La vista che si può godere è a dir poco mozzafiato.

Leggenda, o meglio la mitologia, vuole che l'isola di Symi abbia preso il nome dalla principessa di Rodi, che fuggì qui con il suo amore, il dio Glaucus, poiché suo padre, il re di Rodi, era fortemente contrario alla loro unione. 

Altri racconti vogliono che Symi sia il nome di una ninfa che qui, con Poseidone Dio del mare,  diede alla luce Hthonios, guida dei primi abitanti dell'isola.








SKELLIG MICHAEL



Skellig Michael è l'isolotto più grande delle due isole Skellig. Situato a circa 17 km dalle coste del Kerry, Irlanda, è un luogo di notevole importanza sia a livello paesaggistico e naturalistico, ma soprattutto per la presenza sulla sua sommità di uno straordinario quanto poco accessibile monastero di origine cristiana costruito nel 588 e divenuto patrimonio dell'umanità protetto dall'UNESCO nel 1996.

Il luogo non è oggetto di moltissime visite da parte dei turisti, scoraggiati dalla sua remota e sperduta posizione, ma anche da numerose restrizioni da parte del governo irlandese; solo 10 imbarcazioni hanno il permesso di salpare dalle coste del Kerry, con un massimo di 12 persone a bordo e soltanto una volta al giorno. Ne deriva che il posto è preservato in maniera eccellente.

Skellig Michael riveste particolare importanza religiosa e storica. I primi riferimenti storici all'isola, che figura anche nelle leggende irlandesi, risalgono addirittura al 1400 a.C. Una storia nata attorno al 200 d. C. circa racconta di Daire Domhain ("Re del mondo") che si prepara qui prima di un'epica battaglia con il guerriero Fionn mac Cumhaill (Finn McCool) e l'esercito dei Fianna. Ma a distinguere realmente Skellig Michael è la possibilità che offre di scoprire la vita di una comunità di monaci isolati e in balia delle intemperie.

Gli insediamenti monastici, di cui sono testimonianza le capanne in pietra a forma di alveare in cima all'isola, si ritiene risalgano al sesto secolo. Gli storici raccontano che i monaci che costruirono il sito monastico salivano ogni giorno più di 600 scalini per raggiungere l'acqua da cui pescare il cibo per la colazione. I monaci condussero quest'esistenza estrema e ascetica in questo luogo fino al XIII secolo, quando si ritiene che il peggioramento del clima li indusse a trasferirsi sulla terraferma a Ballinskelligs.

Oggi, le capanne sono ancora sferzate dal maltempo e i visitatori devono salire i 600 gradini per raggiungerle, il che significa che non è un luogo consigliato a chi ha una ridotta mobilità. Anche chi soffre di vertigini potrebbe trovare un po' eccessiva la cima, situata a circa 218 metri sull'oceano Atlantico.

Il fascino delle Skellig non si limita soltanto alle glorie del passato. Con il gruppo di isole gemelle, le Blasket, a nord, le Skellig ospitano alcune delle più numerose colonie al mondo di berte minori atlantiche e pulcinelle di mare. La natura di questo fenomeno unico è tale che un documentario radiofonico irlandese ha trascorso una notte su Skellig Michael per registrare l'effetto acustico creato dagli uccelli delle tempeste e dalle berte minori atlantiche che vivono sull'isola.

L'interno del monastero, spartano fino all'eccesso, è un'immagine palese dell'ascetismo e della vita rigorosa praticata dai monaci del primo Cristianesimo irlandese.



Il monastero sopravvisse a una razzia vichinga nell'823, con una successiva espansione culminata con la costruzione della cappella centrale all'inizio del II millennio. Fu abbandonato un secolo dopo circa dall'ultima espansione e riscoperto nel XVI secolo per pellegrinaggi annuali, ma senza residenti fissi. Nel 1826 fu costruito un faro e nel 1986 furono intrapresi dei lavori di restauro per aprire il luogo ai turisti.

Recentemente, tuttavia, l'accesso ai turisti è stato sempre più limitato per cercare di conservare al meglio questo luogo eccezionale e unico al mondo; ciò che desta più preoccupazione è la particolare scalinata, da un lato non molto sicura per le persone, dall'altro in pericolo di degradazione se percorsa da troppi visitatori.

Skellig Michael è tornata a far parlare nelle pagine dei quotidiani irlandesi il 30 luglio 2007, quando il nuotatore a lunga distanza Robert Bohane da Ballinhassig, Contea di Cork, è divenuto la prima persona ad aver mai nuotato da Skellig Michael fino alla terra ferma. L'impresa è iniziata alle 09:07 locali e terminata 6 ore e 29 minuti dopo col raggiungimento del porto di Portmagee dove 200 persone tra locali, familiari, amici e sostenitori lo stavano attendendo. Il percorso è stato di 18,7 km (11,6 miglia) in lunghezza, dato che Portmagee non è il punto più vicino alle isole.

L'aspetto selvaggio e particolare dell'isola e le sue caratteristiche hanno influenzato vari artisti di ogni genere, dai musicisti agli scrittori. George Bernard Shaw visitò Skellig Michael rimanendone estremamente colpito. Il libro per ragazzi di David Almond Skellig deve il suo nome proprio alle isole ed il ragazzo protagonista del libro si chiama proprio Michael. La canzone della cantante Loreena McKennitt Skellig parla delle ultime parole di un monaco proveniente proprio dal monastero di Skellig Michael. Anche il gruppo musicale Clannad ha scritto una canzone intitolata sempre Skellig, che parla direttamente delle isole descrivendole. Il poeta irlandese Derek Mahon ha dedicato allo Skellig Michael la poesia "At the Butler Arms".

Nell'aprile del 2008 sono state realizzate delle monete euro commemorative raffiguranti Skellig Michael per celebrare l'ingresso del sito nei luoghi protetti UNESCO avvenuto 12 anni prima.

Nel 2014 l'isola di Skellig Michael è stata usata come set cinematografico per girare alcune scene di Star Wars: Il risveglio della Forza; è stato inoltre annunciato che verrà usata anche per il secondo film della nuova trilogia della saga, con il titolo momentaneo "Episodio VIII".

Sette luoghi sacri, dedicati a san Michele, si trovano a circa 1000 chilometri di distanza l'uno dall'altro, allineati lungo una retta che, prolungata in linea d'aria, conduce (dopo circa 2000 chilometri) a Gerusalemme. Partendo dal luogo più a Nord: l'isola di Skellig Michael in Irlanda, St Michael's Mount in Cornovaglia, Mont-Saint-Michel in Francia, Sacra di San Michele all'imbocco della Val di Susa in Piemonte (vicino Torino), santuario di San Michele Arcangelo in Puglia (vicino a Foggia), Monastero di Symi in Grecia, Monastero del Monte Carmelo in Israele.

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domenica 17 luglio 2016

LA RIVIERA ROMAGNOLA



La Riviera romagnola intesa come area turistica attrezzata ha la sua origine a Rimini. Il primo “Stabilimento privilegiato dei Bagni Marittimi”, fu inaugurato il 30 luglio 1843, sotto il governo pontificio. Tappe successive dell'ampliamento dell'offerta turistica di Rimini furono la costruzione del Kursaal (1873) e dello Stabilimento Idroterapico (1876). I bagni di mare, intesi inizialmente come attività di carattere terapeutico, assunsero una nuova funzione e divennero parte del soggiorno aristocratico e mondano dell'alta borghesia.

Nel 1911 fu realizzata la zona balneare del comune di Cervia. A Nord della cittadina fu edificata sul litorale una nuova area composta di villini, parchi e giardini: nasceva Milano Marittima. Sul versante meridionale, in cambio dell'edificabilità, gli oneri di urbanizzazione portarono alla costruzione della linea tramviaria Rimini-Riccione lungo la strada litoranea.

Gli anni trenta videro la nascita del turismo di massa, con la costruzione di numerosi alberghi, pensioni e villini sia a Rimini-Riccione (divenuto comune autonomo nel 1922) che a Milano Marittima. Furono aperte le prime colonie balneari per i figli delle famiglie meno abbienti. Nel 1935 fu iniziata la costruzione del lungomare di Rimini, il primo lungomare della Riviera romagnola.

Il secondo dopoguerra fu caratterizzato da una rapida ricostruzione e da un'enorme crescita del settore turistico. Rimini divenne una delle più importanti località turistiche d'Italia e d'Europa. Anche Milano Marittima si affermò come uno dei più rinomati centri balneari d'Italia.

Fino agli anni trenta lo sfruttamento dell'area rimase limitato: le aree attrezzate (con stabilimenti balneari, ecc.) erano distanziate tra loro da km di spiagge libere. A partire dagli anni Cinquanta, tutto lo spazio disponibile venne progressivamente riempito.

A sud di Rimini, nel 1959 sorge Rivaverde. Marina Romea sorge a partire dal 1957 riempiendo lo spazio tra Casal Borsetti e Porto Corsini; a sud di Punta Marina si assiste alla rapida edificazione di Lido di Savio (1958), Lido di Classe (1962), Lido di Dante (toponimo scelto appositamente per il turismo) e infine Lido Adriano (1965);
Milano Marittima si espande fino a toccare, a nord, Lido di Savio (il primo dei lidi ravennati).
Gli anni sessanta sono il periodo in cui si consolida l'offerta turistica romagnola. Capitale del turismo balneare è Rimini, celebrata anche nei film dell'epoca.

Negli anni ottanta inizia una fase involutiva: l'offerta non si rinnova, ripropone prodotti-vacanza ormai superati. Anche la mancata attenzione all'ambiente si fa sentire. Si verificano contemporaneamente due fenomeni negativi: l'aumento della cementificazione e l'aumento dell'inquinamento atmosferico. Ne risente la qualità dell'acqua: le cattive condizioni del mare non sono il miglior biglietto da visita dei lidi romagnoli.

A poco a poco, la Riviera romagnola perde attrattiva nei mercati europei, riducendosi a luogo privilegiato per il turismo nazionale. Alla fine del XX secolo a Rimini, per esempio, la quota delle presenze straniere è del 25% (contro il 70% della Costa Brava). Nello stesso periodo avviene l'ascesa di Ravenna, città d'arte che custodisce tesori millenari. La città bizantina, con i suoi eventi culturali, attira nuovi turisti, compensando la perdita riminese.

La vita nella costa romagnola è stata resa famosa da film come Amarcord di Federico Fellini (nato a Rimini), "Rimini Rimini" di Sergio Corbucci e "Abbronzatissimi" di Bruno Gaburro; dalla poesia di Giovanni Pascoli (nato a San Mauro), Olindo Guerrini, Aldo Spallicci, Carlo Borsani e Tonino Guerra; dalle canzoni intramontabili di Secondo Casadei (una su tutte: Romagna mia).



La costa romagnola va dalla foce del fiume Reno (Regione Emilia-Romagna) al promontorio di Gabicce Monte, (comune di Gabicce Mare), provincia di Pesaro-Urbino (Regione Marche). Il litorale attraversa la provincia di Ravenna, la provincia di Forlì-Cesena e la provincia di Rimini, per terminare a Gabicce Mare, cioè all'inizio della provincia di Pesaro-Urbino della quale include l'estremità nord-occidentale. È caratterizzata da spiagge ampie e sabbiose, con la presenza a nord di frequenti zone naturalistiche (valli e pinete), mentre a sud si è assistito, negli ultimi 30-40 anni, ad una progressiva cementificazione dovuta al turismo. Dal dopoguerra in avanti lo sviluppo del turismo in questa area è stato infatti inarrestabile.

I centri più famosi e importanti della costa Romagnola da nord sono: Ravenna (Casal Borsetti, Marina Romea, Porto Corsini, Marina di Ravenna, Punta Marina Terme, Lido Adriano, Lido di Dante, Lido di Classe, Lido di Savio), Cervia (Milano Marittima, Pinarella, Tagliata), Cesenatico, (Zadina, Valverde, Villamarina), Gatteo a Mare, Savignano a Mare, San Mauro Mare, Bellaria-Igea Marina, Rimini (da Torre Pedrera a nord, fino a Miramare a sud), Riccione, Misano Adriatico (Misano Brasile e Portoverde), Cattolica e Gabicce Mare, ultima località prima del Promontorio di Gabicce Monte.

Edificato in sostituzione del primo Stabilimento Bagni (demolito nel 1870), fu il luogo che lanciò Rimini come località di divertimento. Progettato da Gaetano Urbani in stile neoclassico, ispirato al teatro della città, il Comune investì un milione di lire per acquistare l'area di 40.000 m² e finanziare la costruzione.

Il Kursaal fu inaugurato il 1º luglio 1873. L'edificio, su due piani, sorgeva in mezzo a un magnifico parco. Un pontile lo collegava con un'ampia piattaforma sul mare, al cui centro sorgeva un chiosco a forma di pagoda cinese.

Il nome, che in tedesco significa Sala di cure, era ripreso dalla tradizione termale mitteleuropea. Anche la destinazione originaria doveva essere quella di luogo di cura. Invece il patron dello stabilimento, Paolo Mantegazza, ebbe l'idea di farne un luogo di feste, balli e giochi. Così il Kursaal divenne il punto di riferimento della vita mondana della città e tale rimase per circa settant'anni.

Pur essendo sopravvissuto ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, fu raso al suolo nel 1948.

Edificato negli anni 1906-1908, il Grand Hotel Rimini è il più prestigioso albergo di Rimini. Contribuì a rafforzare l'immagine della città come località balneare alla moda.

Edificato negli anni 1929–1935, il Grand Hotel Riccione è uno dei più prestigiosi alberghi di Riccione. Contribuì anch'esso a rafforzare l'immagine della città come località balneare alla moda.

Impossibile esaurire la molteplicità delle suggestioni e la ricchezza del patrimonio artistico della riviera romagnola. Già il paesaggio di per sé, con le sue dolci colline punteggiate da antichi borghi, merita un'attenzione particolare; se si considera che la riviera ospita tante località diverse, ciascuna con la sua storia e le sue peculiarità, è facile rendersi conto della varietà delle esperienze possibili sulla costa e nell'immediato entroterra. A Rimini non si può non soffermarsi sotto l'arco di Augusto o non passeggiare sul ponte di Tiberio, l'uno a segnare la fine della Via Flaminia e l'altro l'inizio della Via Emilia, entrambi memoria del passato romano della città. Sempre a Rimini, si può ammirare la sobria eleganza del Tempio Malatestiano, antica chiesa francescana del XV secolo, scelta dalla potente famiglia come luogo di sepoltura e decorata da importanti artisti e architetti, da Leon Battista Alberti a Piero della Francesca. Vestigia della dominazione dei Malatesta è anche la Rocca malatestiana di Cattolica, la cui costruzione inizia nel 1490. Infine, chi si reca per una vacanza sulla riviera romagnola, non può prescindere da una visita alla più antica repubblica del mondo, la Repubblica di San Marino, con il suo sorprendente sistema fortilizio composto da tre rocche collegate da mura, risalenti al XII secolo.

La riviera offre un gran numero di eventi, sagre e feste tradizionali: non solo mare, dunque, per chi decide di trascorrere qualche giorno sull'Adriatico. Tra gli appuntamenti ricorrenti, senza dubbio merita di essere citato il Festival internazionale degli Aquiloni, che dal 1981 richiama a Cervia un gran numero di appassionati e di curiosi. A San Giovanni in Marignano, in provincia di Rimini, si celebra invece ogni anno a giugno la Notte delle streghe, che mescola la tradizione cristiana e quella pagana in cinque giornate di spettacoli di strada e mercatini.


LA VERSILIA



La Versilia è la parte della Toscana nord-occidentale, generalmente all'interno della provincia di Lucca, storicamente compresa nei territori dei comuni di Pietrasanta, Forte dei Marmi, Seravezza, Stazzema. In senso più ampio può comprendere la conca di Camaiore e la pianura costiera che si estende fino a Viareggio.

Il nome Versilia è già attestato nel 769 d.C e nell'804 d.C, anche nella forma Versiglia. L'ipotesi più antica era una derivazione da *Versilius, ricondotto a Versinius. Più recentemente è stato collegato al Vesidia Fluv. che si trova nell'Itinerarium Antonini e nella Tabula Peutingeriana. La ricostruzione presuppone una forma Vessidia, con passaggio di ss a rs e sostituzione di -idia con -ilia oppure con sovrapposizione di versare.

Il fiume Vesidia si può identificare col canale di Ruosina, il quale nei pressi di Seravezza, si congiunge con il Riomagno, proveniente dal versante sud del Monte Altissimo, l'attuale fiume Versilia.

Il corso del fiume non era in antico quello che vediamo attualmente. Esso scendeva da Seravezza, si spingeva nella valle passando poco a sud-ovest del sito ove poi sorse la città di Pietrasanta, prendendo in quel tratto il nome di "Sala", dall'omonimo colle sovrastante; e continuava per la pianura fino a sboccare nella foce di Motrone. Si può quindi dire che il suo corso sottolineasse in modo perfetto il cuore della Versilia.

In epoca romana la Versilia era conosciuta come parte delle Fosse Papiriane che costituiva una grande palude compresa tra Pisa e Massa e tra il mare e le Alpi Apuane. Era toccata dalla Via Emilia Scauri e successivamente attraversata dalla Via Aurelia.

La Versilia inizia a nascere nel 1513 d.C. per effetto del Lodo di Papa Leone X, che annetteva alle terre medice, e quindi al Gran Ducato di Toscana, il capitanato di Pietrasanta e tutto suo circondario (Forte dei Marmi - Serravezza - Stazzema). Infatti la Versilia anche dal punto di vista ecclesiastico rappresentò sempre un'eccezione rispetto ai domini lucchesi, ricadendo prima nella giurisdizione della Diocesi di Luni, poi (dalla fine del Settecento ai giorni nostri) in quella della Arcidiocesi di Pisa. Durante il medioevo era attraversata nel suo interno, lungo la direttrice Sud-Est Nord-Ovest, dalla Via Francigena. In tutto il territorio della Versilia si notano i segni storici di questa appartenenza ai domini fiorentini. Nel duomo di Pietrasanta sulla facciata è presente lo stemma di Papa Leone X ed a Serravezza nel, Palazzo Mediceo, sono presenti le insegne dei Medici, insegne che non troviamo altrove nei comuni limitrofi non facenti parte della Versilia, a questo indicare sempre maggiormente la territorialità ristretta di questo territorio chiamato Versilia, che secoli di storia ha consolidato.

In Versilia, nel paese di Valdicastello a Pietrasanta, nacque anche il poeta Giosue Carducci nel 1835, premio Nobel per la Letteratura nel 1906. Ebbe anche i natali a Pietrasanta, padre Eugenio Barsanti, inventore del motore a scoppio. Sempre a Pietrasanta ebbe i natali Cesare Galeotti musicista e pianista italiano soprattutto conosciuto in Francia.

Un grande personaggio letterario che frequentò la Versilia agli inizi del '900 fu Gabriele D'Annunzio, dove soggiornò nella Villa nella pineta nei pressi di Pietrasanta oggi "La Versiliana", la quale fu ispirazione di una delle sue celebri poesie, La pioggia nel pineto. Il poeta vi passò alcuni anni della propria vita; vi compose i versi più celebri dell'Alcyone e scrisse la Francesca da Rimini.

La riviera costiera ha una forte vocazione turistica con una immensa spiaggia dorata ed una vivace attività mondana. Qui infatti sono numerosi i locali notturni e le discoteche storiche che si affacciano direttamente sul mare, anche se negli ultimi anni questo aspetto mondano e notturno del turismo è meno significativo di un tempo, essendosi evoluto secondo le nuove tendenze con locali per happy hours, pub, apericene ecc.

Alcuni comuni, in particolare Pietrasanta hanno puntato molto sul turismo culturale, che ha condotto in zona un turista molto diversificato rispetto a quello del passato, che cercava sostanzialmente relax e divertimento disimpegnato.

La Versilia corrisponde alla regione geografica interessante la parte della provincia di Lucca compresa tra la catena montuosa delle Alpi Apuane, che si sviluppa parallelamente alla costa, e la riviera. È una rinomata zona di balneazione sul Mar Ligure. Si divide in Bassa Versilia e Alta Versilia. L'unico comune che compone l'Alta Versilia ed è anche l'unico ad essere completamente montano è Stazzema. Nel 1700 circa, su ordine della famiglia nobile dei Medici, il percorso del fiume Versilia è stato artificialmente deviato in località Pontaranci del comune di Pietrasanta facendolo sfociare al Cinquale nel Comune di Montignoso dando così vita alla alla zona turistico-balneare che prima era acquitrinosa e infestata dalla malaria perciò disabitata; una successiva bonifica fu fatta negli anni '20 durante il periodo fascista e l'ultima bonifica è avvenuta dopo la disastrosa alluvione del 1996.

Il clima della costa versiliese si presenta tutto sommato temperato ma, vista la posizione a ridosso delle Alpi Apuane, viene influenzato notevolmente dalle correnti umide atlantiche che, impattando nelle vicine catene montuose, portano abbondanti precipitazioni, concentrate soprattutto nelle mezze stagioni. Durante l'estate l'umidità è molto elevata, con valori tra i 60 e 80%. Questo favorisce il proliferare di zanzare, contrastato dalla bonifica degli acquitrini che viene eseguita a inizio stagione.



Il versiliese è un dialetto che, nonostante le peculiarità morfologiche e fonetiche spesso simili alla lingua corsa, viene considerato parte dei dialetti toscani occidentali, a differenza dei dialetti parlati nella vicina area di Carrara, che sono classificati nel gruppo linguistico gallo-italico, in particolare in quello emiliano. Una certa assonanza tra il versiliese storico e il fiorentino è forse riconducibile al fatto che la Versilia è stata per molti secoli parte del Granducato di Toscana, a differenza dei territori limitrofi che appartenevano invece al Ducato di Lucca. A Viareggio e nelle seimiglia camaioresi, la Val Freddana, e nella parte centro-meridionale del comune di Massarosa si parla invece un vernacolo a base lucchese, distinto dall dialetto versiliese. I vernacoli parlati nella valle di Camaiore, nella zona di Mommio, Corsanico-Bargecchia e Stiava (Massarosa) presentano vocalismo versiliese (es. dittongo ie chiuso, come in "iéri" e dittongo uo che si trasforma in ó chiusa -eccetto òmo, còre, nòra-) e consonantismo lucchese (gorgia in p e t, elisione di c intervocalico, pronuncia di c e g alla toscana, es. la mi 'asa per "la mia casa" o la peora per "la pecora"). Le influenze del dialetto lucchese (di tipo toscano) si rarefanno man mano che si procede verso nord.

La Versilia corrisponde al bacino idrografico dell'omonimo fiume e comprende perciò i soli quattro comuni anticamente attraversati dal fiume Versilia e dai suoi affluenti:
Pietrasanta, che ne è l'antico capoluogo e capitanato,
Forte dei Marmi,
Seravezza,
Stazzema
Dal punto di vista geografico la Versilia si estende a nord fino alla cittadina di Forte dei Marmi alla fine del comune di Marina di Pietrasanta e coincide con quello che fu il Capitanato di Pietrasanta, che con il Lodo di Papa Leone X nel 1513, fu separato dai domini lucchesi e annesso alla Repubblica di Firenze. Da allora e fino al 1859, con il nome di Capitanato (poi Vicariato) di Pietrasanta, la Versilia "Medicea" rappresentò una specifica unità territoriale ed amministrativa nell'ambito della Repubblica di Firenze, del Ducato e infine del Granducato di Toscana.

Infatti fino alla fine degli anni 20 la Versilia era intesa solo la parte dell'enclave ecclesiastica della arcidiocesi di Pisa come attualmente appartengono i comuni di Pietrasanta, Seravezza, Stazzema e Forte dei Marmi; quest'ultimo facente parte del comune di Pietrasanta fino al 1914. Poi con la creazione delle Aziende Turistiche, istituendo quella di Viareggio e della Versilia, si cominciò a far figurare come Versilia anche i comuni di Viareggio, Camaiore e Massarosa, come appartenenti alla stessa identità.

La spiaggia della Riviera della Versilia è rinomata da sempre in tutta Europa, per gli ampi spazi che offre con sabbia fine dorata, e lunghe aree per rilassanti passeggiate sulla costa. Per le attrezzature, gli ampi spazi, il clima gradevole e gli accessoriati stabilimenti balneari dotati dei massimi comfort, questo litorale è considerato uno dei migliori d'Italia. Vi è anche un'elevata diffusione dell'uso di biciclette, con apposite piste ciclabili.

A partire dagli anni sessanta, con l'avvento del boom economico, la Versilia diventa meta di vacanza. Vi sono molti locali storici, alcuni sono stati anche set di film cult. Pietrasanta è possibile osservare le gigantesche statue del famoso artista Botero. Andando a Forte dei Marmi si può passeggiare tra diverse vetrine di famosi negozi.

Il territorio della Versilia è attraversato trasversalmente dalla Tirrenica, sulla quale sono presenti le fermate di stazione di Forte dei Marmi-Seravezza-Querceta (che sorge nel centro di Querceta) e di Pietrasanta.

Tali impianti sono serviti dalle relazioni regionali Trenitalia svolte nell'ambito dei contratti di servizio stipulati con la Regione Toscana denominate anche "Memorario".

Il trasporto pubblico locale è garantito dalle autocorse gestite dalla società CTT Nord.

Fra il 1916 e il 1951 nella Versilia era presente una rete di tranvie a vapore a scartamento ridotto, le tranvie della Versilia, che collegavano Forte dei Marmi con Querceta, Seravezza, Pietrasanta, Pontestazzemese e Arni (località Culaccio) le quali seguivano il percorso dell'attuale strada provinciale 9.

Dal 1914, inoltre, Forte dei Marmi fu collegata direttamente con Pietrasanta e Viareggio tramite la tranvia litoranea, un'allora moderna infrastruttura, elettrificata a 600 V, che contribuì in maniera significativa allo sviluppo economico e turistico della fascia costiera. Oggetto di gravi danneggiamenti subiti 1944, durante la seconda guerra mondiale, l'impianto non fu più ripristinato.

Simbolo di mondanità raffinata, Forte dei Marmi si articola attorno ai resti della fortezza, e si distingue per le sue ville immerse nel verde e famosi club, come la mitica discoteca La Capannina, che hanno segnato la storia del costume italiano degli anni sessanta.

La notevole e vivace vita culturale della cittadina si estrinseca in incontri letterari e nell’ormai famoso Festival internazionale della satira (a cui è dedicato addirittura un Museo, ospitato nella vecchia fortezza). Famosissimo il suo Mercatino settimanale, uno dei "must to see" in Italia.

Pietrasanta si trova nell’entroterra ed è la capitale artistica della Versilia. A partire dal Cinquecento, infatti, con Michelangelo, qui si sviluppò l’arte della lavorazione del marmo. Tra gli artisti che la frequentano oggi, lo scultore Fernando Botero, che l’ha abbellita con le sue opere. Affacciata sul Tirreno, Marina di Pietrasanta, è una tranquilla ed elegante località di mare, ideale per le famiglie.

Camaiore, dal caratteristico centro storico con architetture romaniche (tra cui la bella Collegiata del 1278) è adagiata in una conca ai piedi delle Alpi Apuane: è famosa per l’artigianato del ferro battuto, alla cui lavorazione si può assistere presso alcune fucine. La sua frazione balneare è il Lido di Camaiore.

Viareggio, la più meridionale delle località versiliesi e fin dall’Ottocento la più conosciuta a livello internazionale. Per secoli unico sbocco sul mare di Lucca, è la città del Carnevale (fra i più importanti d’Italia) ma allo stesso tempo una località di villeggiatura elegante e raffinata. Caratterizzata da caffè mondani, locali notturni giovani e trendy, il suo centro cittadino sfoggia numerose bellezze architettoniche in stile liberty. Viareggio è anche sede di uno dei più autorevoli premi letterari italiani, il Viareggio.

La Versilia è insomma un concentrato di motivi per vacanze divertenti e colte. La costa deve il suo splendore alla presenza di una vegetazione lussureggiante e alle fresche pinete che fanno da sfondo ai litorali sabbiosi. Nel parco della Versiliana, a Marina di Pietrasanta, si incontra la villa ottocentesca dei marchesi Ginori Lisci. Tra le le prime costruzioni del litorale, oggi di proprietà pubblica, la dimora ospita mostre e incontri culturali, tenendo viva la tradizione che da sempre fa della Versilia il luogo di vacanza prediletto dagli intellettuali italiani.

Tra le testimonianze più note quella di Giacomo Puccini, che visse e lavorò a Torre del Lago, sulle sponde del lago Massaciùccoli; Gabriele d’Annunzio che aveva una splendida villa a Marina di Pietrasanta, in cui compose una delle sue più famose liriche, “La pioggia nel pineto”. Nell’entroterra infine, a Valdicastello Carducci, nacque il poeta ottocentesco Giosuè: la sua modesta casa d’origine è oggi Museo.

Nelle più famose località balneari della Versilia si trovano le spiagge più ricercate, gli stabilimenti balneari, le tipiche pinete versiliesi e gli edifici e i palazzi d'epoca, rigorosamente in stile Liberty. Si tratta di zone nelle quali la parola d'ordine è solamente una: relax. Ma, oltre a Marina di Pietrasanta, Forte dei Marmi e Camaiore, c'è una Versilia forse ancora più affascinante, ovvero quella dell'entroterra, nella suggestiva cornice naturalistica che racchiude le vette delle Alpi Apuane. Facile intuire perché molte figure fondamentali nella storia dell'arte, della musica e della letteratura si siano innamorate di questi luoghi.



sabato 16 luglio 2016

LA COSTA AZZURRA



Costa Azzurra e Riviera Francese sono due termini non sempre intercambiabili utilizzati per riferirsi in maniera non ufficiale a una porzione della costa mediterranea appartenente alla regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra. È la diretta prosecuzione geografica ad ovest della Riviera ligure, con la quale condivide le caratteristiche climatiche e con cui, proprio per la terminologia d'uso generico al posto di "Riviera provenzale", in alcuni punti può sovrapporsi.

Fino alla prima guerra mondiale le sue località furono soprattutto centri di soggiorno invernale, frequentati dalla borghesia e dall'aristocrazia europea in cerca di sollievo dal freddo e, come spesso accadeva all'epoca, per curare malattie respiratorie come la tubercolosi.

Dopo il secondo conflitto mondiale, la diffusione del sistema turistico ha invertito l'attività stagionale.

Il numero dei suoi abitanti, che si chiamano azuréens, e lecitamente cambia dunque in base all'estensione di tali definizioni: i limiti più frequenti (a parte il confine italiano) sono, da Est a Ovest, Monaco, Saint Tropez, Hyères, Cassis e Martigues.

Il capoluogo della regione è Nizza. Il primato di questa città come più antica stazione turistica francese è conteso da Hyères, che ha accolto i primi turisti nel 1789 ed è francese dal 1481, mentre Nizza solo dal 1860. È a Hyères, inoltre, che nel 1887 Stéphen Liégeard inventa il termine Côte d'Azur.

A sostegno di chi vuol far terminare a Cassis la Costa Azzurra si cita spesso come da Cassis si sviluppi il massiccio delle Calanche fino a Marsiglia, che tra l'altro non viene mai annoverata tra le località azzuréennes, mentre oltre tale città si distende il massiccio dell'Estaque con la sua propria Côte Bleue (Costa Blu).

La città più grande della Costa Azzurra è Nizza, con i suoi 340.735 (2009) abitanti, che arrivano a 545.000 se si prende in considerazione l'agglomerazione intercomunale Métropole Nice Côte d'Azur. Altra grande comunità amministrativa è l'agglomerazione della Riviera Francese, il cui polo centrale non è Nizza bensì Mentone.
L'agglomerazione di Mentone non fa parte della Metropoli Nizza-Costa Azzurra ma viene contemplata nelle statistiche della Grande Nizza (non organo amministrativo ma concetto elaborato dall'Istituto di Statistica di Francia), che conta circa 1.313.523 abitanti. La Grande Nizza è costituita da sei aree urbane incluso il Principato di Monaco e si stende sui dipartimenti di Alpi Marittime e del Var. Nel Var l'agglomerazione più importante, che confina con la Grande Nizza, è l'agglomerazione di Tolone-Provenza Mediterranea coi suoi 424.390 abitanti.

Nel suo concetto più ampio, da Martigues a Mentone, questo tratto di costa presenta sostanzialmente due tipologie di climi, del tutto diverse: nell'arco dei 14 km di ampiezza del territorio hyèrois, infatti, si passa dai 600–700 mm di precipitazioni annue della parte occidentale ai 900–1000 mm della parte orientale. Il golfo di Genova presenta quindi un clima di tipo "nizzardo", più dolce e umido, mentre il Golfo del Leone ha un clima tipicamente "mistralico", caldo e secco.

Vanta un clima rilassato tipico delle località di mare grazie alle acque cristalline e alle stazioni balneari, propone un’intensa vita sociale con tanti caffè, ristoranti e locali notturni, è ricca di musei d’arte, di rovine archeologiche e di un bellissimo centro storico con pittoreschi mercati, viuzze medievali, negozi di antiquariato e animata da festival e manifestazioni culturali.

Il tutto condito da un clima mite tutto l’anno, da un fascino retrò e un’architettura belle èpoque che sa incantare i visitatori in ogni mese dell’anno.



La Nizza vecchia è il cuore storico della città, un intrico di vie colorate e ricche di vita che custodiscono antichi palazzi, il ghetto ebraico di rue Bénoit Buinico, chiese barocche, mercati, negozi di prodotti tipici e tanti locali per animare le serate.
Il Parc du Château abbarbicato su uno sperone roccioso alto 92 metri raggiungibile con un ascensore il castello domina la città regalando una vista mozzafiato.
La Promenade des Anglais è la passeggiata più famosa della riviera: la sua atmosfera così particolare è data dalla cornice urbana ricca di splendidi palazzi d’epoca, portici e piazzette che si affacciano sulla baia. Imperdibile quando si illumina di meravigliosi tramonti.
Il Musée Matisse è una magnifica villa d’epoca conserva una nutrita collezione di opere di Matisse, grande estimatore di Nizza.
Al Musée Marc Chagall è conservata la più grande collezione esistente su Marc Chagall con ben opere  dedicate al tema biblico, tanto sviscerato dal pittore.
Al Carnevale di Nizza tra carri e allegorie si può assistere alla battaglia dei fiori e a meravigliosi spettacoli pirotecnici.

Fra grattacieli che disegnano uno sky line davvero moderno, gli ascensori che portano in cima alla rocca, i giardini lussureggianti e le linde strade circondate da lussuosi palazzi, il Principato di Monaco è un fazzoletto di perfezione e di eleganza, che raggiunge l’apice della notorietà durante il Gran Premio di Formula 1 che si svolge nelle vie della città.

La Rocher è la città vecchia, incastonata sulla rocca che domina la città e raggiungibile con gli ascensori.
Nella Cattedrale di Monaco sono sepolti tutti i reali della dinastia monegasca, fra cui l’intramontabile Grace Kelly.
Il Palais Princier è la residenza del Principe regnante Alberto è una delle principali attrattive della città sia per il cambio della guardia (ogni giorno alle 11.55) sia per la visita degli appartamenti reali.

Al di là dell’intensa vita mondana frequentata da vip e animata da serate festaiole per gli innumerevoli locali e ristoranti del porto e del centro, Saint-Tropez è anche una stupenda cittadina.
I suoi colori pastello sfumano dal rosa, all’arancione fino al rosso vivo e incorniciano un romantico porto dove le barche ondeggiano placide e dolci piazzette dove potrete vedere la gente del posto che gioca alla petanque (le bocce) all’ombra dei platani e vivaci mercati.

La Ponche è il vecchio quartiere dei pescatori che ancora conserva un fascino d’altri tempi.
I principali monumenti della città sono l’Eglise de Saint-Tropez e la Chapelle de la Miséricorde.
Maison des papillons è un museo dedicato alle farfalle con ben 4500 esemplari.
Potete salire fino in cima alla cittadella per ammirare un panorama stupendo.

Le spiagge della Costa Azzurra sono molto varie: si passa dalle spiagge scure di Antibes alle splendide spiagge chiare della Ile de Porquerolles, a Cannes e Monaco con il loro fascino peculiare e mondano, le spiagge di ciottoli e la costa rocciosa e le spiagge bellissime della baia di Saint-Tropez.

Dopo Ventimiglia, da Mentone a Cap Ferrat, oltre Monaco, la costa è quasi tutta rocciosa o fatta di spiagge con i ciottoli.
A Villefranche-sur-Mer c'è una bellissima baia sabbiosa dove l'acqua è molto limpida. La baia però è vicinissima a Nizza e in estate è di solito affollatissima.
Ad Antibes le spiagge sono scure e famose soprattutto per la vita mondana, imperdibile una passeggiata nel centro storico. A Cannes, la spiaggia della Croisette merita una visita.

Proseguendo verso occidente si incontra, dopo un promontorio panoramico, la spiaggia di Agay, poco distante da Frejus e St-Raphael: la spiaggia è molto bella ed adatta anche alle famiglie con bambini.

Dal Golfo di Saint-Tropez iniziano le spiagge più belle. A Grimaud ci sono spiagge bellissime con acqua cristallina inserite in un contesto selvaggio: una delle più belle è la Plage de Tahiti e il nome la dice lunga.

Plage du Cavalier, dopo Cap Negre, è una delle spiagge più belle e anche una delle meno frequentate.

Poco oltre Bregançon c'è un'altra spiaggia bella ed abbastanza solitaria.

La spiaggia di Le Layet di Le Lavandou, vicino a la Plage du Cavalier, è una delle spiagge naturiste più belle e conosciute della Costa Azzurra.

Gli angoli estremi della Plage de Agay sono riservati ai naturisti. A Bandol c'è la Plage des Engraviers, a Carqueiranne la Plage des Bau Rouges.

In Costa Azzurra sono tante le spiagge in cui è permesso stare nudi: Plage des Brouis a La Croix-Valmer, la Plage de Pampelonne, de Saint-Aygulf e de la Batterie Basse a Toulon.

In Costa Azzurra c'è un giusto mix tra spiagge libere (plage publique) e lidi dov'è possibile affittare lettini ed ombrelloni e usufruire di altri servizi. La maggior parte delle spiagge libere, oltre ad essere pulita, è attrezzata con docce gratuite.



venerdì 15 luglio 2016

LAGO MAGGIORE E INQUINAMENTO



"Anno dopo anno la situazione non migliora". Queste le lapidarie parole di Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia, nel presentare in Comune a Varese i dati del monitoraggio della Goletta dei Laghi sul Lago Maggiore. "Non diamo patenti di balneabilità, chiosa, ma queste analisi restituiscono un'istantanea utile per individuare i problemi e ragionare sulle soluzioni. Varese deve fare da capofila per la gestione del lago.

Sulla sponda lombarda, 6 punti su 8 sono fortemente inquinati. Nel dettaglio, al di sopra dei limiti di legge ci sono Germignaga, presso il lido comunale, Laveno Mombello, Brebbia, Monvalle Bardello e Ispra, località frequentate in massa da turisti tedeschi, svizzeri ed olandesi. Promossi alcuni punti di Angera e Sesto Calende.

Stesse gravi criticità rilevate dall'associazione ambientalista riguardano alcuni punti sulla sponda piemontese. A Dormelletto, Arona e Stresa i dati consegnano uno specchio d'acqua fortemente inquinato. Entro i limiti di legge gli altri 6 campionamenti, taluni situati a poca distanza dai tre fortemente inquinati. Segno che si tratta proprio di scarichi civili fognari o malfunzionamenti nelle stazioni di sollevamento degli impianti di depurazione. "La situazione sul Maggiore, ha detto Meggetto, è il frutto di troppi localismi e delle buone intenzioni lasciate a metà. Quanto ancora dovremmo aspettare per evitare inquinamenti a lago"?



Nelle analisi della Goletta dei laghi vengono prese in esame le foci dei fiumi, torrenti, gli scarichi e i piccoli canali che si trovano lungo le rive dei laghi, punti spesso segnalati dai cittadini attraverso il servizio SOS Goletta: queste situazioni sono i veicoli principali di contaminazione batterica di origine fecale, dovuta all’insufficiente depurazione degli scarichi civili che attraverso i corsi d’acqua arrivano nel lago. Quello di Legambiente è un campionamento puntuale che non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, né pretende di assegnare patenti di balneabilità, ma restituisce comunque un’istantanea utile per individuare i problemi e ragionare sulle soluzioni.

“Abbiamo la presunzione di pensare che i monitoraggi della Goletta dei Laghi – spiega Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – dovrebbero non solo completare i dati sulla buona qualità delle acque ma aiutare le amministrazioni ad individuare le maggiori criticità. La situazione del Maggiore è il frutto dei troppi localismi e delle buone intenzioni lasciate a metà. Le tristi situazioni dell’Acquanegra, del Monvallina, del Bardello e del Boesio sono note. Quanto ancora dovremo aspettare evitare inquinamenti a lago?”

I campioni prelevati dai tecnici dell’equipaggio hanno rilevato cariche batteriche fortemente al di sopra dei limiti di legge a Germignaga, alla foce del canale presso il Lido Comunale. ‘Fortemente inquinato’ è il giudizio assegnato anche ai punti analizzati a Laveno Mombello, a Brebbia alla foce del torrente Bardello e a Ispra, alla foce del torrente Acqua Negra. Peggiora la situazione di Monvalle, che nel 2015 risultava entro i limiti e quest’anno presenta un livello di inquinamento molto elevato. Promosse, invece, Angera e Sesto Calende, dove l’Oasi Bruschera e Lisanza risultano entro i limiti.

“Ogni anno ci ritroviamo con rammarico a commentare risultati pessimi per i punti campionati sulla sponda varesotta del Lago Maggiore; nonostante le nostre ripetute denunce la situazione non cambia. Scontiamo purtroppo la lentezza con cui si è dato vita all’ATO e alla società che dovrebbe gestire le reti. Purtroppo però l’inquinamento non aspetta!” dichiara Alberto Minazzi, coordinatore dei circoli di Legambiente Varese. Grande assente nell’Ambito Territoriale Ottimale è il Comune di Varese, la cui uscita dall’ente potrebbe avere ripercussioni anche sulle prospettive di risanamento del Lago di Varese, già aggravate dalla mortificazione istituzionale della Provincia. Il rischio è di vedere spostato nel tempo le soluzioni da mettere in campo: “Varese, tramite l’Osservatorio Lago Varese, potrebbe assumere un ruolo di tutta rilevanza e creare il giusto trait d’union con gli altri Comuni che si affacciano sul lago per spingere gli investimenti a favore del lago” conclude Minazzi.

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domenica 3 luglio 2016

BANGLADESH



Il Bangladesh, ufficialmente Repubblica Popolare del Bangladesh, è uno stato dell'Asia. Spartisce i suoi confini terrestri su tutti i lati con l'India ad eccezione di un piccolo tratto con la Birmania nell'estremo sudest. A sud è bagnato dal golfo del Bengala. Assieme con lo stato indiano del Bengala Occidentale costituisce la regione etnico-linguistica dei bengalesi. Il nome Bangladesh significa in bengalese Paese del Bengala. Il Paese si estende su 147 570 km² (incluso i 10 090 km di acque), e conta una popolazione di 168 957 745 di abitanti.

I resti di antiche civiltà nella regione del Bengala risalgono ad almeno quattromila anni fa, quando la regione era abitata da popolazioni dravidiche, tibeto-birmane e austro-asiatiche. L'esatta origine della parola "Bangla" o "Bengala" è sconosciuto, anche se si ritiene che possa derivare da "Bang", la tribù di lingua dravidica che si stabilì in questo territorio intorno all'anno 1000 a.C.

Dopo l'arrivo degli indo-ariani, si andò formando il regno di Gangaridai intorno al VII secolo a.C., che poi venne unificato con il Bihar sotto il dominio del Regno Magadha prima e dell'Impero Maurya poi. Il Bengala è stato in seguito parte del vasto Impero Gupta dal III al VI secolo d.C. Dopo il collasso dell'impero, Shashanka fondò un regno che ebbe però breve vita. Shashanka è considerato il primo re indipendente nella storia del Bangladesh. Dopo un periodo di anarchia, la dinastia Pala, buddhista, dominò la regione per quattrocento anni, seguita da un breve regno della dinastia indù Sena. L'Islam venne introdotto nel Bengala nel XII secolo da missionari sufi e le successive conquiste musulmane contribuirono alla diffusione di questa religione in tutta la regione. Bakhtiar Khilji, un generale turco, sconfisse Lakshman Sen della dinastia Sena e conquistò gran parte del Bengala. La regione venne governata da dinastie di sultani e signori feudali nei successivi cento anni. Con il XVI secolo, l'Impero Moghul stese i suoi domini Bengala, e Dacca divenne un importante centro provinciale dell'amministrazione dell'impero.

I commercianti europei arrivarono nel tardo XV secolo, e la loro influenza crebbe fino a quando la Compagnia britannica delle Indie orientali acquisì il controllo del Bengala in seguito alla battaglia di Plassey nel 1757. La sanguinosa ribellione del 1857 portò al trasferimento di autorità alla corona, con un viceré britannico. Nel corso della dominazione coloniale la carestia colpì il subcontinente indiano molte volte, compresa la Grande carestia del Bengala del 1943 che affamò più di 3 milioni di persone.

Tra il 1905 e il 1911, vi fu un fallito tentativo di separare la provincia del Bengala in due zone, con Dacca capitale della regione orientale.

Quando l'India venne divisa nel 1947, il Bengala venne spezzato in due lungo un confine religioso, con la parte occidentale, induista, rimasta sotto il governo dell'India e la parte orientale, musulmana, congiunta al Pakistan come provincia chiamata Bengala orientale (poi ribattezzata Pakistan orientale), con una propria capitale a Dacca.

La divisione del Bengala diede origine ad uno degli esodi numericamente più importanti della storia. Milioni di indù migrarono dal Pakistan orientale mentre migliaia di musulmani vi si trasferirono. L'immigrazione dei rifugiati fu la causa di una crisi abitativa e alimentare in Bengala Occidentale che durò per più di trent'anni. L'emergenza dei rifugiati fu al centro delle politiche bengalesi successive alla divisione del 1947, ma né la destra né la sinistra sono mai riuscite a risolvere completamente i problemi causati dalla divisione, che in alcuni casi hanno dato vita a movimenti politici, socio-economici ed etnici.

Nel 1950 venne attuata una riforma fondiaria con l'abolizione del sistema feudale (zamindari). Tuttavia, nonostante il peso economico e demografico della parte orientale, il governo politico e militare del Pakistan era in gran parte dominato dalle classi della parte occidentale. Il Movimento della lingua bengalese del 1952 fu il primo segno di attrito tra le due regioni del Pakistan.

Insoddisfazioni contro il governo centrale, oltre a questioni economiche e culturali continuarono a crescere nel successivo decennio, durante il quale la Lega Awami (Lega Popolare Bengalese) emerse come voce politica della popolazione di lingua bengalese. Negli anni sessanta chiese fortemente l'autonomia e nel 1966, il suo presidente Sheikh Mujibur Rahman venne incarcerato, per essere poi rilasciato nel 1969 dopo una rivolta popolare senza precedenti.

Nel 1970 un potente ciclone devastò la costa del Pakistan orientale, e il governo centrale reagì in maniera insufficiente. La rabbia della popolazione crebbe quando a Sheikh Mujibur Rahman, il cui partito Lega Awami (Lega Popolare Bengalese) aveva vinto le elezioni nel 1970, venne impedito di prendere mandato.

Dopo un tentativo di compromesso il presidente Yahya Khan arrestò Majibur nelle prime ore del 26 marzo 1971, e lanciò l'Operazione Searchlight, un attacco militare al Pakistan Orientale. I metodi di Yahya furono estremamente sanguinosi, e la violenza della guerra causò molti morti fra i civili. Circa dieci milioni di rifugiati fuggirono nella vicina India. Le stime dei massacrati sono imprecise, ma sono comprese tra i 300.000 e i 3 milioni di morti.

La maggior parte dei leader della Lega Awami fuggirono e organizzarono un governo in esilio a Calcutta, in India. La guerra di liberazione del Bangladesh durò nove mesi, e infine ricevette il sostegno da parte delle forze armate indiane nel dicembre 1971. L'esercito indiano ottenne una decisiva vittoria sul Pakistan il 16 dicembre 1971, catturando oltre 90.000 prigionieri di guerra. Dopo la sua indipendenza, il Bangladesh divenne una democrazia parlamentare, con Mujib come Primo ministro. Nel 1973 alle elezioni parlamentari la Lega Awami ottenne la maggioranza assoluta.

Gravi carestie si verificarono nel 1973, nel 1974, e nei primi mesi del 1975. Il 15 agosto 1975 Mujib e la sua famiglia vennero assassinati da ufficiali militari. Una serie di sanguinosi colpi e contro-colpi di stato nel tre mesi a seguire si conclusero con l'ascesa al potere del generale Ziaur Rahman, che fondò il Partito nazionalista del Bangladesh (BNP). Il governo di Ziaur si concluse quando venne assassinato nel 1981 da elementi delle forze armate.

Il generale Hossain Mohammad Ershad, conquistò il potere in un colpo di Stato incruento nel 1982 e governò fino al 1990, quando fu costretto a dimettersi dopo la fine del comunismo, quando il dittatore anti-comunista non era più ritenuto necessario.

Da allora, il Bangladesh ha riottenuto una democrazia parlamentare. La vedova di Ziaur, Khaleda Zia, portò il Partito nazionalista del Bangladesh alla vittoria alle elezioni generali nel 1991 e divenne la prima donna Primo Ministro nella storia del Bangladesh. Tuttavia, la Lega Awami, guidata da Sheikh Hasina, una delle figlie di Mujib sopravvissuta, ottenne il potere nel 1996, per perderlo in favore del Partito nazionalista del Bangladesh nel 2001.

Nell'11 gennaio 2007, a seguito di violenza diffusa, venne nominato un governo per gestire le future elezioni generali. Il paese aveva sofferto di corruzione, e di disordini politici. Il nuovo governo pose come priorità lo sradicamento di questi problemi a tutti i livelli di governo.

Il 1 luglio 2016 alle 21:20 (ora locale), le 17:20 in Italia, un commando jihadista di 10 persone prende in assalto un ristorante a Dacca, situato a pochi metri dall'Ambasciata Italiana in Bangladesh.

I confini dell'odierno Bangladesh sono stati stabiliti con la partizione del Bengala nel 1947, quando la regione divenne la porzione orientale del neocostituito Pakistan, sebbene separata dal resto dello stato di 1 600 km attraverso l'India. Discriminazioni linguistiche, politiche ed economiche condussero ad agitazioni popolari contro il Pakistan occidentale, che portarono alla guerra per l'indipendenza nel 1971 e la costituzione dello stato del Bangladesh. Tuttavia, la nuova nazione ha dovuto sopportare carestie, catastrofi naturali e la povertà diffusa, così come sconvolgimenti politici e colpi di stato militari. Il ripristino della democrazia nel 1991 è stato seguito da una relativa stabilità e progresso economico.

Il Bangladesh è tra i paesi più densamente popolati del mondo e ha un elevato tasso di povertà. Geograficamente il paese è localizzato sulla fertile pianura del delta di Gange e Brahmaputra, ed è soggetto alle annuali inondazioni dei monsoni e cicloni. Il Bangladesh è membro di Commonwealth, SAARC, BIMSTEC, OIC, e D-8. Come rilevato dalla Banca Mondiale nel luglio 2005, il paese ha compiuto progressi significativi nello sviluppo umano nei settori dell'alfabetizzazione, nella parità di scolarizzazione e nella riduzione della crescita della popolazione.

Il Bangladesh si trova nella bassa terminale del sistema fluviale Gange-Brahmaputra, e più precisamente nella regione del delta del Gange. Questo delta è formato dalla confluenza dei fiumi Gange (nome locale Padma o Podda), Brahmaputra (Jamuna o Jomuna), e Meghna e dai rispettivi affluenti. Il Gange si unisce alla juana (canale principale del Brahmaputra) e più tardi si unisce con il Meghna prima di sfociare nel Golfo del Bengala. Il terreno alluvionale depositato da questi fiumi ha creato alcune delle più fertili pianure in tutto il mondo. Il Bangladesh ha 58 fiumi transfrontalieri (nella maggior parte dei casi con l'India), rendendo l'acqua una questione politicamente complicata da risolvere. La maggior parte del territorio del Bangladesh si trova a meno di 12 metri sopra il livello del mare, e si calcola che circa il 50% dei terreni verrebbero inondati se il livello del mare salisse di un metro.



L'acqua e il suolo sono contaminati da arsenico. La causa principale è la composizione chimica dei minerali che compongono il suolo, che contaminano l'acqua di falda. L'acqua potabile ed agricola viene presa per il 90% da pozzi, e questo provoca una grande esposizione a tale tossina. Circa 77 milioni di abitanti sono esposti ad un livello tossico di arsenico. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità la crisi dell'acqua contaminata dall'arsenico in Bangladesh è il più grande caso di avvelenamento nella storia di una popolazione umana.

Il punto più alto in Bangladesh viene toccato sulla catena dei Mowdok a 1.052 metri nei Chittagong Hill Tracts nel sud-est del paese. Una parte importante del litorale comprende una giungla paludosa, il Sundarbans, la più grande foresta di mangrovie del mondo e la patria di diverse specie di vita animale e vegetale, ivi compresa la tigre del Bengala. Nel 1997, questa regione è stata dichiarata a rischio.

Posto a cavallo del tropico del Cancro, il Bangladesh presenta un clima tropicale monsonico con inverni miti da ottobre a marzo, ed una stagione calda e umida da marzo a giugno. La stagione del monsone dura da giugno a ottobre e fornisce la maggior parte delle precipitazioni atmosferiche che cadono sul paese. Calamità naturali, quali inondazioni, cicloni tropicali, tornado, mareggiate, si verificano quasi ogni anno, e si combinano con i danni provocati dalla deforestazione, dal degrado del suolo e dall'erosione. Si ricorda a questo proposito il disastro del novembre 1970 causato dal ciclone Bhola, nel quale persero la vita oltre 300.000 persone. Altre pesanti inondazioni sconvolsero il paese nel 1991 e nel 2007, in entrambi i casi con gravi perdite umane, villaggi distrutti con migliaia di senzatetto e coltivazioni gravemente sinistrate.

Le temperature variano da una media di 21 °C durante il giorno nella stagione fredda (raggiungendo i 10 °C circa nelle ore notturne) a un massimo di 35/38 °C durante la stagione calda.

Nonostante i continui sforzi nazionali e internazionali volti a migliorare l'economia del paese e le prospettive demografiche, il Bangladesh rimane una nazione in via di sviluppo. Il suo reddito pro capite nel 2012 è stato di 1.963 $ (a parità del potere d'acquisto) rispetto ad una media mondiale di 11.750 $. Un tempo la juta è stata il motore economico del paese. La sua quota di mercato nelle esportazioni del Bangladesh raggiunse l'apice dell’80% tra la Seconda guerra mondiale e la fine degli anni quaranta del XX secolo, e ancora nei primi anni settanta rappresentava il 70% dei proventi dell'esportazione. Tuttavia i prodotti di polipropilene iniziarono via via a sostituire i prodotti di juta in tutto il mondo e il commercio di questo prodotto iniziò a diminuire. Tra le principali colture del Bangladesh vi è riso, tè e senape.

Sebbene i due terzi della popolazione sia impegnata nell'agricoltura, i tre quarti dei proventi delle esportazioni derivano dal settore dell'abbigliamento, che ha iniziato ad attirare gli investitori stranieri negli anni ottanta incoraggiati dalla manodopera a basso costo. Nel 2002 l'industria in genere ha esportato prodotti per 5 miliardi di dollari americani. L'industria occupava nello stesso periodo più di 3 milioni di lavoratori, il 90% dei quali donne. Una quota sostanziale delle entrate di valuta estera derivano dalle rimesse degli emigrati.

Tra gli ostacoli maggiori alla crescita economica vi sono i frequenti cicloni e inondazioni, l'inefficienza delle imprese di proprietà statale, la cattiva gestione delle infrastrutture portuali, la crescita della forza-lavoro non assorbita dai posti di lavoro disponibili, l'uso inefficiente delle risorse energetiche (come gas naturale), con l'insufficiente approvvigionamento di materie prime, la lenta attuazione delle riforme economiche, e la corruzione.

Nonostante questi ostacoli, secondo la Banca Mondiale, il paese ha raggiunto un tasso medio di crescita annuo del 5% dal 1990. L'espansione della sua classe media, ha portato ad una crescita dei consumi. Nel dicembre 2005, Goldman Sachs definì il Bangladesh uno dei "Prossimi Undici", insieme con Egitto, Indonesia, Pakistan e altri sette paesi. Il Bangladesh ha registrato uno spiccato aumento degli investimenti diretti esteri. Nel dicembre 2005, la Banca Centrale del Bangladesh stimò la crescita del Prodotto interno lordo di circa il 6,5%.

Un contributo significativo allo sviluppo dell'economia è venuto dalla diffusione del microcredito ad opera di Muhammad Yunus (Premio Nobel per la pace nel 2006) attraverso la Grameen Bank. Sul finire degli anni novanta la Grameen Bank aveva avuto 2,3 milioni di beneficiari, insieme ad ulteriori 2,5 milioni delle altre organizzazioni similari.

Al fine di potenziare la crescita economica, il governo ha istituito diverse zone speciali per attrarre investimenti stranieri. Queste sono gestite dal Bangladesh Export Processing Zone Authority.

La popolazione del Bangladesh è stimata in 161 milioni di abitanti, il che rende il paese il 7 º più popoloso del pianeta. Con una superficie di 147.000 km², la densità è superiore ai 1.000 abitanti per km². Un confronto sorprendente è fatto in relazione alla Russia che possiede una popolazione leggermente inferiore, anche se distribuita su una superficie di 17.500.000 di chilometri quadrati, cioè 120 volte più del Bangladesh. Ad eccezione di una manciata di città-stato, il Bangladesh ha la più alta densità di popolazione nel mondo. Il paese registrò livelli di crescita della popolazione tra i più alti nel mondo tra gli anni sessanta e settanta del XX secolo, quando gli abitanti crebbero da 50 a 90 milioni. Solo con la promozione del controllo delle nascite il tasso rallentò negli anni ottanta. La popolazione è relativamente giovane, con la fascia di età tra 0-25 anni che assomma al 60% della popolazione totale, mentre solo il 3% ha un'età superiore ai 65 anni. L'aspettativa di vita è 63 anni per entrambi i sessi.

Il maggior gruppo etnico è il bengalese, che comprende il 98% della popolazione. Il resto è costituito per la maggior parte da migranti Binari e gruppi tribali indigeni. Ci sono tredici gruppi tribali situati nelle Chittagong Hill Tracts, il più popoloso dei quali sono i Chakma. Questa regione ha registrato tensioni etniche sin dalla nascita del Bangladesh. I più grandi gruppi tribali al di fuori delle Chittagong Hill Tracts sono i Santhal e i Garo; altri sono i Kaibartta, Munda, Oraon, Zomi. La tratta di esseri umani è stato un problema persistente nel Bangladesh e l'immigrazione clandestina è rimasta una causa di attrito con Birmania e India.

La lingua bengalese e la lingua inglese sono le lingue ufficiali del paese,ma la prima è la più parlata (così come nel Bengala Occidentale) mentre la seconda è utilizzata soprattutto tra i media, nelle classi elevate e nel campo dell'istruzione superiore.

La principale religione praticata in Bangladesh è l'Islam (88,7%), e una considerevole minoranza aderisce all'induismo (9,2%) Circa il 96% dei musulmani sono sunniti, il 3% sono sciiti e il restante ahmadiyya. Fra gli altri gruppi religiosi vi sono i buddhisti (1%, per la maggior parte Theravada), cristiani (1%, per la maggior parte cattolici), e animisti (0,1%). Il Bangladesh è il quarto paese al mondo per numero di fedeli musulmani (130 milioni), dopo Indonesia, Pakistan e India. L'Islam è la religione di Stato del Bangladesh, ma altre religioni possono essere praticate in armonia. La Costituzione istituisce l'Islam come religione di Stato, ma prevede il diritto di pratica (con riserva di legge, dell'ordine pubblico, e della morale) verso le altre fedi.

Dhaka è la capitale. Chittagong capoluogo dell'omonima Divisione amministrativa è situata presso la foce del fiume Karnafuli nel Golfo del Bengala. Seconda città del paese è ben collegata per strada, ferrovia e via fluviale alla capitale e grazie alla navigabilità del fiume è anche il maggior porto del Bangladesh (esportazioni di tè e iuta, importazioni di cereali e macchinari in genere). Chittagong conta numerose industrie favorite dall'energia prodotta da un'importante centrale idroelettrica sul fiume Karnafuli. Tra le più importanti ricordiamo quelle tessili (cotone e iuta), siderurgiche, chimiche (fertilizzanti), petrolchimiche, meccaniche, elettrotecniche, del cemento, della carta, alimentari e del tabacco.

La città era nota fin dai primi secoli dell'era cristiana ed ebbe un'importanza marinara considerevole. Grosso centro commerciale era frequentato da arabi, arakanesi e, in seguito, dai portoghesi. Passò sotto varie dominazioni finché nel 1760 il Nawab del Bengala la cedette alla Compagnia britannica delle Indie orientali.

Khulna si trova su un ramo del delta del Gange a circa 130 km dalla capitale Dacca. È capoluogo dell'omonima Divisione amministrativa. È il più grande mercato agricolo della nazione per la produzione, lavorazione e commercio del riso ed inoltre per la canna da zucchero, lo iuta ed i semi oleosi.

Rajshahi è il capoluogo dell'omonima Divisione amministrativa ed è situata sulla riva sinistra del Gange vicino al confine con l'India. È un attivo mercato agricolo con industrie alimentari, meccaniche e del legno.

Sylhet sul fiume Surma a circa 185 km dalla capitale Dacca. Capoluogo dell'omonima Divisione amministrativa. Importante centro di raccolta e lavorazione del tè e del cotone conta anche alcune industrie alimentari e del legno.

Il tasso di alfabetizzazione sulla popolazione totale è del 56%. Nello specifico, quello maschile è del 63% mentre quello femminile è del 49%.

Il Bangladesh persegue una politica estera moderata che pone grande affidamento sulla diplomazia multinazionale, in particolare presso le Nazioni Unite. Nel 1974 il Bangladesh ha aderito sia al Commonwealth delle Nazioni, che alle Nazioni Unite e da allora è stato eletto per servire due mandati nel Consiglio di sicurezza nel 1978-1979 e 2000-2001. Negli anni ottanta il Bangladesh ha svolto un ruolo guida nella fondazione dell'Associazione sud-asiatica per la cooperazione regionale (SAARC), al fine di espandere le relazioni con gli altri stati asiatici del Sud. Dalla fondazione della SAARC nel 1985, il Bangladesh ha guidato nella veste di segretario generale in due occasioni.

Le più importanti e complesse relazioni estere del paese sono con l'India e il Pakistan. Queste importanti relazioni sono dovute ai naturali legami storici e culturali e costituiscono una parte importante nella politica interna.

Il rapporto con l'India inevitabilmente iniziò positivamente, grazie all'assistenza prestata al paese durante la guerra per l'indipendenza e durante la ricostruzione. Nel corso degli anni le relazioni tra i due paesi subirono fluttuazioni per una serie di motivi. Una grande fonte di tensione tra India e Bangladesh fu la Farakka Dam. Nel 1975 l'India costruì una diga sul fiume Gange a 18 km dal confine con il Bangladesh. Il Bangladesh ritenne che la diga deviasse importanti fonti idriche destinate al paese e costituisse una calamità naturale aggiuntiva, tra cui importanti conseguenze ecologiche. D'altra parte l'India espresse preoccupazioni in merito ai possibili aiuti militari ai separatisti islamici lungo tutta la frontiera di 4.000 km, così come al flusso di immigrati clandestini. Ma alla riunione della SAARC nel 2007 le due nazioni si sono impegnate a lavorare in cooperazione in materia di sicurezza, economia e questioni di frontiera.

Il Bangladesh ha forti legami con la Cina, con la quale mantiene una forte cooperazione soprattutto in campo economico.

L'esercito conta su una forza di circa 250.000 uomini, l'aviazione su 14.000, e la marina su 24.950. In aggiunta al tradizionale ruolo di difesa, i militari sono stati chiamati a fornire un sostegno alle autorità civili per il soccorso in caso di calamità naturali, oltre a garantire la sicurezza durante i periodi di disordini politici. Il Bangladesh non è attualmente attivo in nessuna delle guerre in corso, ma ha contribuito a 2.300 uomini della coalizione che ha combattuto nella guerra del Golfo del 1991, oltre a mantenere un costante contributo alle forze ONU per il mantenimento della pace nel mondo. A maggio 2007 il Bangladesh aveva uomini dislocati in Repubblica Democratica del Congo, Liberia, Sudan, Timor Est e Costa d'Avorio.

Il Bangladesh può essere definito come un nuovo Stato di una vecchia nazione, poiché la sua cultura comprende elementi sia antichi che moderni.

La lingua bengalese vanta un ricco patrimonio letterario, che condivide con lo Stato indiano del Bengala Occidentale. Il primo testo letterario è il Charyapada che risale all'VIII secolo. La letteratura bengalese in età medievale fu spesso a carattere religioso (ad esempio Chandida), o adattamenti da altre lingue (ad esempio Alaol). La letteratura maturò nel corso del XIX secolo. Le più grandi icone sono i poeti Rabindranath Tagore e Kazi Nazrul Islam. Altri poeti importanti sono Shamsur Rahman, Suneel Gangopadhay, Jibonanondo Das, Michael Modhushodon Dutta. Il Bangladesh possiede una lunga tradizione nella letteratura popolare, evidenziata da Maimansingha Gitika, Thakurmar Jhuli o storie legate a Gopal Bhar. Tra le scrittrici Taslima Nasreen, costretta all'esilio per le sue critiche della condizione della donna nel mondo musulmano.

La tradizione musicale del Bangladesh è basato sulla componente lirica (Baniprodhan), con un minimo accompagnamento strumentale. La tradizione Baul è un patrimonio unico della musica popolare, al quale si accompagnano numerose altre tradizioni musicali a carattere regionale. Gombhira, Bhatiali, Bhawaiya sono alcune delle più note forme musicali. La musica popolare del Bengala spesso è accompagnata dalla ektara, uno strumento con una sola corda. Altri strumenti comprendono i dotara, dhol, flauto e tabla. Il Bangladesh ha un attivo patrimonio all'interno della musica classica dell'India settentrionale. Allo stesso modo, le forme di danza traggono spunto dalle tradizioni popolari, in particolare quelle dei gruppi tribali, della più ampia tradizione della danza indiana.[60] Tra i principali cantanti figurano Abdul Jabbar, Shah Abdul Karim, Sabina Yasmin, Runa Laila, Mahmud-un-nabi, Mahbubul Haque Khan (February 28, 1950–June 5, 2011), known by his stage name Azam Khan, was a Bangladeshi pop singer.He was later addressed as Pop Guru of Bangladesh, Baby Naznin, Sadi Mohammed, Fahmida Nabi, Kumar Biswajit, Elita, Habib Wahid, James, Ayub Bacciu, Hasan, Biplob, Bappa. Per la Categoria Danza Latino-Americano si ricordano nomi come Amargette Thiara, Ardep Mohammed e Daniel Abdulpelle campioni nazionali.

Il Bangladesh produce circa 80 film all'anno. I film di Bollywood sono molto popolari. Circa 200 quotidiani sono pubblicati nel paese, e più di 1800 periodici, tuttavia i lettori regolari si mantengono su una percentuale bassa, quasi il 15% circa della popolazione. Molto attivi e seguiti sono i programmi radiofonici dal Bangladesh Betar, così come i servizi dalla BBC e Voice of America. Vi è la televisione di stato (BTV), ma negli ultimi anni, i canali di proprietà privata sono aumentati notevolmente.

Le città di interesse turistico sono: Dhaka, la capitale, Chittagong, la seconda città del Bangladesh, Cox's Bazar, una cittadina che si trova nella zona sud-orientale del paese famosa per il turismo balneare di nicchia, il Parco Nazionale del Sundarbans, nella zona sud occidentale del paese. Da vedere la spiaggia di Teknaf e l'isola di St. Martin, nonché la campagna attorno a Nawabganj e le grandi cascate di Nafa-khum.

Il clima tropicale ha reso la vegetazione lussureggiante. Presso i villaggi crescono banani, palme da cocco ed altre piante da frutto. Si trovano in abbondanza in tutto il paese numerose varietà di fiori con una vasta gamma di profumi, dimensioni e colori. Varietà di loto e gigli d'acqua sbocciano in gran numero in fiumi, laghi, stagni e altri corpi d'acqua.

Tra gli animali più rappresentativi ci sono: la Tigre del Bengala (nella foresta del Sundarbans), elefanti (nelle colline orientali di Chittagong), leopardi, scimmie, cervi pomellati, macachi, volpi e sciacalli. Tra i rettili, ci sono tartarughe, pitoni, coccodrilli e diverse razze di serpenti velenosi tra cui il famoso cobra. Ci sono moltissime specie di uccelli.

Lo sport più praticato in Bangladesh è il cricket, diffuso dai tempi della dominazione inglese. A partire dal 2012, è stata istituita a livello professionale la Bangladesh Premier League. Oltre al cricket ovviamente anche altri sport occidentali come il calcio e il volano sono diventati molto diffusi. Lo sport nazionale è lo Hadudu.

La tradizione culinaria del Bangladesh ha stretti rapporti con il mondo indiano e mediorientale, a cui si sommano caratteristiche proprie. I principali alimenti sono a base di riso e curry. Alcuni prodotti comuni sono Rôshogolla, Chômchôme e Kalojam.

Il sari è di gran lunga l'abito femminile più diffuso, sebbene sia molto popolare anche la salwar Kamiz (shaloar kamiz), oltre agli abiti di foggia occidentale soprattutto nelle aree urbane. Tra gli uomini il vestiario occidentale trova maggiore accettazione. Gli uomini, spesso in occasioni religiose, utilizzano il Kurta-paejama. Diffuso fra gli uomini è anche il lungi, una sorta di lunga gonna per uomini.

I due Eid, Eid ul-Fitr e Eid ul-Adha sono le più importanti festività nel calendario islamico. Il giorno prima di Eid ul-Fitr è chiamato Ciad Rat (la notte della Luna), ed è spesso segnato dallo scoppio di petardi. A queste si sommano altre festività musulmane. Tra le principali festività indù vi sono Durga Puja e Saraswati Puja. Tra le festività buddiste v'è il Buddho Purnima, che segna la nascita del Buddha, mentre il Natale, chiamato Borodin (Gran giorno) è celebrata dalla minoranza cristiana. La principale festività laica è il Pohela Baishakh o capodanno bengalese, che segna l'inizio del calendario bengalese. Altre feste sono Nobanno, Poush parbon.

Isola di San Martino – è una piccola isola situata nella parte più meridionale del Bangladesh, proprio lungo la divisione nord-est del Golfo del Bengala, circa 9 km a sud dalla penisola del Bazar di Cox. L’isola è anche chiamata “Narical Gingira” che significa ‘Coconut Island’. Questa isola è un luogo turistico rinomato per la sua bellezza affascinante. Oltre 3000 i turisti provenienti da Bangladesh e anche da altri paesi la visitano qui ogni giorno.

Kuakata – è una spiaggia molto attraente situata nella parte sud-ovest del Bangladesh. Kuataka è a circa 320 km a sud di Dhaka, la capitale del paese. La spiaggia dispone di un totale di 30 chilometri di lunghezza, ed è un sito di destinazione famosa sia per i suoi abitanti e anche stranieri.

Inani Beach – una spiaggia di fine sabbia dorata si trova a circa 32 chilometri a sud di Bazar di Cox. Fa parte del lungo tratto di spiaggia del Cox Bazar. La spiaggia è famosa per la sua roccia dalla forma unica e massi di corallo

Spiaggia Patenga – una spiaggia molto suggestiva situata a circa 14 chilometri a sud di Chittagong, Bangladesh.
La spiaggia ha una magnifica vista delle acque blu del mare. I turisti visitano la spiaggia Patenga per vedere il sorprendente della sua alba e tramonti che sono estremamente accattivanti.

Cox's Bazar è una una delle più lunghe spiagge naturali di sabbia del mondo e comprende anche degli appartamenti di fango. Si trova 150 km a sud di Chittagong.È conosciuta anche con il nome di "Panowa" cui traduzione letterale è "fiore giallo". Il suo altro nome antico era "Palongkee".

Situata in Bangladesh lungo la costa del Golfo del Bengala, la spiaggia di Cox's Bazar si estende per una lunghezza di oltre 120 km e costituisce la principale attrazione turistica del paese. L'intero tratto di costa comincia nei pressi della foce del fiume Bakkhali per arrivare fino a Teknaf. Le spiagge di Cox's Bazar sono molto frequentate dagli abitanti del luogo, ma la tendenza è quella di una presenza sempre maggiore di turisti stranieri. La spiaggia principale ha di fronte la città di Cox's Bazar e si chiama Laboni. Le spiagge sono raggiungibili da Chittagong in macchina, in treno o in aereo.